La struttura finanziaria dell’acquisto dell’Inter concluso da Erick Thohir a novembre a grandi linee è abbastanza nota: il magnate indonesiano si è impegnato a investire 250 milioni di euro per acquistare il 70% del club nerazzurro, facendosi carico di gran parte dell’esposizione debitoria accumulata negli anni dalla società nerazzurra.
Restano tuttavia ancora dettagli inesplorati. Il 3 dicembre 2013 calcioefinanza.it ha riportato l’indiscrezione secondo la quale, nelle pieghe dell’accordo di investimento (subscription agreement), l’uomo d’affari indonesiano avrebbe ottenuto una clausola (in gergo finanziario opzione put) che gli consentirebbe di rivendere il pacchetto di maggioranza del club a Moratti qualora, nel tempo, non dovessero sorgere difficoltà di ordine burocratico-amministrativo. Difficoltà, in particoler, che dovessero impedire a Thohir di sviluppare il club sul modello economico dei club anglosassoni (leggasi, tra le altre cose, difficoltà in merito alla costruzione di un nuovo stadio o all’ammodernamento di San Siro).
Questa indiscrezione, che non è mai stata smentita, era stata raccolta nei circoli finanziari meneghini, quegli ambienti cioè in cui Massimo Moratti è cresciuto e in cui è molto conosciuto e in cui in questi giorni, con l’approssimarsi del mercato di gennaio, sta emergendo un altro interrogativo sulla vicenda Inter-Thohir: perché mai il magnate ha scelto di comprare l’Inter investendo solo per coprire il debito invece di comprare una squadra a costo zero, magari senza blasone, ma che avrebbe potuto lanciare nei piani alti del calcio europeo con grossi investimenti nel calciomercato.
Non va dimenticato, infatti, che avendo ereditato un club che nelle ultime due stagioni (2011/2012 e 2012/2013) – quelle che saranno prese in considerazione in fase di prima applicazione del regolamento sul Fair play finanziario-, ha accumulato una perdita netta aggregata di 157 milioni, cioè quasi 3 volte e mezzo di più del rosso di 45 milioni ammesso dalla Uefa come soglia massima per ottenere la licenza di partecipare alle competizioni europee nel 2014/2015, Thohir prima di rinforzare la squadra con nuovi acquisti l’Inter dovrà vendere necessariamente e questa situazione che sta già creando malumore nella tifoseria nerazzurra.
Di qui nasce l’interrogativo: perché mai Thohir ha scelto di comprare l’Inter con il rischio di diventare impopolare tra i tifosi quando poteva comprare una società senza il blasone dell’Inter, ma a costo zero o quasi; usare quei soldi sul mercato e quindi diventare un vero idolo tra i tifosi di quel club? 250 milioni nel mercato di oggi, spiega un consulente, sono tanti e nel giro di qualche anno si può costruire una squadra in grado di competere a livello continentale. D’altronde si tratta della stessa ricetta usata a suo tempo da Roman Abramovich con il Chelsea che, prima dell’arrivo del magnate russo, rappresentava più o meno una squadra di quartiere con un solo scudetto nel suo albo d’oro vinto negli anni sessanta. Oppure di quella usata nel Paris Saint-Germain da Nasser Al-Khelaifi che ha rilanciato il club francese dopo anni di oblio. Quindi perché puntare sull’Inter quando si poteva scommettere su un club di seconda fascia e farlo salire all’apice del calcio del Vecchio continente con grossi investimenti nel calciomercato? Tanto più come dimostra il Paris Saint Germain le norme sul Fair play finanziario sembrano abbastanza aggirabili quando si tratta di portare nuovi capitale nel calcio.
Thohir ha spiegato che, oltre a una sua simpatia giovanile per la società nerazzurra, il blasone di un club come l’Inter conosciuto in tutto il mondo è fondamentale per incrementare i ricavi del club sui mercati asiatici che rappresenteranno il serbatoio di marketing della società. Tuttavia, come spiegano numerosi esperti del settore, nel marketing e nel merchandising sono più importanti le vittorie che non il blasone. Senza i trofei è complicato incrementare l’entusiasmo tra i tifosi e quindi indurli a spendere. Soprattutto sui mercati asiatici dove le simpatie dei tifosi sono ancora fluide e non sono legate a ragioni storiche o di campanile.
Come si vede sono ancora molti i dettagli inesplorati della vicenda Inter-Thohir che sembra abbiano ancora bisogno di un chiarimento.