Da Benatia a Rog, da Juan Jesus a Hiljemark: dieci club su venti, hanno dovuto allentare i cordoni della borsa e pagare cifre concordate un anno fa. Una sorta di “zavorra” sul mercato della A. I riscatti più cari, quelli di Maksimovic del Napoli e Cuadrado della Juve, costati 20 milioni.
Il motivo del fenomeno? Economico, ovviamente: «Tanti non hanno subito le disponibilità per comprare », spiega a Repubblica il presidente del Genoa Enrico Preziosi, che da Boateng a Perotti, con la pratica ha costruito plusvalenze da leccarsi i baffi.
A volte vale anche un discorso diverso: quello di limitare i rischi. «Succede quando non ci si fida moltissimo del giocatore che si acquista – spiega a Repubblica l’agente Claudio Vigorelli – o magari si deve rilanciare un giocatore non brillantissimo. Esistono formule fantasiose, come il prestito con riscatto obbligatorio dopo 10-15 partite giocate: serve a tutelare l’acquirente. Oppure se un club che non ha grandissima disponibilità punta un giocatore oneroso. Come dire: prendo un giocatore importante, ma lo tengo solo se rende».
C’è chi, come successe ad Aquilani, ne rimase prigioniero: il Milan che aveva il riscatto obbligatorio dopo 25 presenze, lo fermò alla 23esima. Più recente il caso di Ocampos: il Genoa aveva fissato un riscatto obbligatorio a 8 milioni se avesse segnato 7 gol. Dopo il terzo lo ha dato al Milan, per non ingrassare la lista dei “pagherò”.