Come la Premier League ha incrementato del 70% i diritti tv

Come la Premier League ha incrementato del 70% i diritti tv. Il caso Premier League è ampiamente discusso a tutti i livelli. Dal semplice tifoso al massimo dirigente tutti ammirano…

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Come la Premier League ha incrementato del 70% i diritti tv. Il caso Premier League è ampiamente discusso a tutti i livelli. Dal semplice tifoso al massimo dirigente tutti ammirano la capacità del campionato più ricco del mondo di crescere al punto che i diritti tv del prossimo triennio 2016-2019 siano stati venduti con un rincaro del 71% rispetto al periodo precedente.

Ma come è stato possibile? Proviamo a fare luce, schematicamente, sulle cose da sapere.

Ecco come sono stati formulati i pacchetti di vendita, con alcune statistiche e una panoramica sul seguito del calcio di prima divisione nel Regno Unito.

Innanzitutto: i diritti di Premier league sono stati venduti complessivamente per 5,136 miliardi di sterline ovvero circa 7 miliardi di euro. Come detto un 71% in più rispetto all’accordo precedente. La cifra riguarda la trasmissione delle partite sul territorio nazionale (ovvero nel Regno Unito), sono esclusi i diritti tv all’estero: il dato riflette il valore del mercato interno.

Per quanto riguarda invece il valore dei diritti all’estero ci si aspetta una crescita del 50%, all’incirca da 2 miliardi di sterline a 3 miliardi di sterline.

1. La Premier League non trasmette tutte le partite in diretta, come avviene per la serie A. Tutte le partite che non vanno in tv sono disputate alle 15 del sabato, nell’orario tradizionale. Per la precisione saranno 168 le partite trasmesse live su un totale di 380 partite ovvero il 44,2%.

Di queste partite 126 andranno su Sky (una media di 3,3 partite a settimana) mentre 42 saranno trasmesse da Bt Sport (di fatto l’emittente di British Telecom ha anche giornate in cui non trasmette nemmeno una gara, anche se la media è di poco superiore a 1 gara a settimana).

2. Ai 5,136 miliardi di sterline vanno aggiunti anche altri pacchetti “minori”. In particolare i 202 milioni di euro che la BBC (la rete pubblica) ha sborsato per assicurarsi il pacchetto highlights, ovvero per continuare a trasmettere “Match of the day” un programma che va in onda alle 10.30 di sera del sabato e della domenica ed è una sorta di mix tra il nostro 90° minuto e La domenica sportiva dove le gare sono riproposte in ampie sintesi e il dibattito – il sabato è condotto da Gary Lineker, commentatori sono tra gli altri Alan Shearer e Ruud Gullit – è ridotto a pochi minuti tra un match e l’altro. Altri pacchetti minori di diritti sono stati poi venduti per 150 milioni di sterline complessivi.

3. Il totale è quindi così formato:

  • Sky Sports (5 pacchetti per 126 partite live): £ 4,2 miliardi
  • Bt Sport (2 pacchetti per 42 partite live): £ 960 milioni
  • BBC Match of the Day Highlights deal: £ 202 milioni
  • pacchetti minori: £ 150 milioni

4. Di seguito in tabella – elaborata dal sito specializzato sportek.com – la suddivisione dei 7 pacchetti che sono stati messi all’asta.

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Giusto qui notare alcune differenze sostanziali rispetto – ad esempio – alla nostra serie A.

  • non esiste un pacchetto “pigliatutto” (tipo quello che Sky si è aggiudicato in Italia)
  • non esistono partite trasmesse da più di una televisione
  • i pacchetti hanno come base le diverse fasce orarie delle partite e non vi è una stessa fascia oraria in cui viene trasmessa più di una partita (così si massimizza l’interesse televisivo per quella partita)
  • le tv scelgono le partite con dei predeterminati paletti, a partire dai tetti di esposizione: ad esempio una squadra non può fare mai più di 5 partite in una determinata fascia oraria e fino a un massimo di 25 partite in tv (ovvero: giocherà comunque almeno 13 partite il sabato pomeriggio alle 15)
  • rispetto al precedente accordo sono state inserite le partite del venerdì sera (si veda pacchetto E “Monday night & Friday night”)
  • con questa distribuzione è immediatamente facile vedere anche il prezzo a partita che le emittenti pagheranno (bisogna ricordare che le scelte vengono effettuate periodicamente in base all’andamento del campionato): si tratta sostanzialmente del valore che le emittenti danno soprattutto alle fasce orarie prima ancora che alle partite singole

5. Se ai diritti domestici (mercato UK) si aggiunge la commercializzazione all’estero, attesa intorno ai 3 miliardi di sterline per tre stagioni si raggiunge una cifra totale di circa 8,5 miliardi di sterline.

I punti precedenti si prestano ad una valutazione sommaria ma importante: spesso si sostiene che gli stadi sono vuoti a causa delle tv, e probabilmente questo è parzialmente vero. Diverso – e sostanzialmente sbagliato – è invece sostenere che sono le tv a volere gli stadi vuoti.

Le tv hanno bisogno non di quantità di partite ma di eventi di qualità. Lavorano tendenzialmente meglio quando possono valorizzare al massimo le loro fasce orarie. Non solo: il loro prodotto è ulteriormente valorizzato dall’impatto psicologico che uno stadio pieno fornisce allo spettatore. Di più: il fatto di poter mostrare una partita che fa registrare il tutto esaurito non toglie appeal ad un evento ma lo aumenta, anche perchè la tv non fa certo concorrenza ai numeri dello stadio che arriva fino a qualche decina di migliaiai di spettatori, ma punta ai milioni di spettatori potenzialmente coinvolti davanti allo schermo che – come si vede dallo studio dei dati di ascolto italiani realizzato nei mesi scorsi da CF calcioefinanza.it – aumentano proprio nelle gare che attirano più gente allo stadio.

La distribuzione dei diritti tv di Premier League tra i club

Il meccanismo di distribuzione è suddiviso in diritti domestici e diritti venduti sul mercato estero.

I diritti domestici vengono distribuiti al 50% in parti uguali, per il 25% in base al numero di passaggi tv di ogni squadra (al massimo possono essere 25 ogni club di fatto ha un minimo garantito di 10 milioni di sterline: in proporzione alle attuali 875 mila sterline a passaggio ogni partita in tv dovrebbe garantire 1,48 milioni di euro circa) e il restante 25% in base al piazzamento in campionato (nelll’ultimo campionato disputato l’ultimo prende 2 milioni di sterline, il primo ne prende 40, ogni posizione vale 2 milioni di sterline dal 2016-2017 le quote dovrebbero essere da 3,4 milioni di sterline a 68 milioni di sterline).

I diritti esteri sono distribuiti al 100% in parti uguali. In questa stagione (2015-2016) ogni club riceve 32 milioni di sterline ovvero circa un ventesimo di 640 milioni di sterline (un terzo dei 2 miliardi totali). Se venissero rispettate le attese di una vendita complessiva all’estero pari a 3 miliardi ogni squadra si aggiudicherebbe quindi altri 48 milioni di euro circa.

Di fatto alla fine di quest’anno la quota “equal share” ovvero quella uguale per tutti corrisponde a 86,1 milioni di sterline dati da 54,1 milioni di sterline (diritti nazionali) più 32 milioni di sterline (diritti esteri). La stessa quota nel 2015-2016 crescerà del 70% a 91,6 milioni di sterline più – se le attese sulla commercializzazione estera saranno confermate – altri 48 milioni di sterline, ovvero un totale da 139 milioni di sterline uguali per tutti a cui poi aggiungere i risultati sportivi e i passaggi tv.