Dallah Al Baraka, il gruppo saudita che controlla la nazionale brasiliana

Il gruppo Dallah Al Baraka non dice nulla ai più. Si tratta di un conglomerato di aziende con la sede principale a Jedda, in Arabia Saudita. I suoi interessi spaziano…

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Il gruppo Dallah Al Baraka non dice nulla ai più. Si tratta di un conglomerato di aziende con la sede principale a Jedda, in Arabia Saudita. I suoi interessi spaziano in vari ambiti, da quello immobiliare alla finanza, dai trasporti alla salute. Il numero uno del gruppo è il saudita Saleh Abdullah Kamel, businessman con un patrimonio stimato di 5,3 miliardi di dollari, e classificatosi 12° nella lista degli affaristi arabi più ricchi del mondo nel 2008. Il gruppo che dirige ne ha fatta di strada: nacque come gruppo di spedizioni e dopo 10 anni era già uno dei maggiori contractors della famiglia reale araba.

Ancora, la sua storia così raccontata non dice nulla. Ma ci sono dei particolari della sua attività che, aggiunti, dovrebbero accendere qualche lampadina nella testa di chi legge. Basta fare un nome: Mohamed Bin Hammam.

La connessione Dallah/Fifa

Parliamo dell’ex capo della Confederazione asiatica di football, già membro della federcalcio del Qatar e candidato alle presidenziali della Fifa, poi espulso dal Governo mondiale del calcio per una storia di corruzione. In sostanza, Hammam aveva tramato assieme a Jack Warner (all’epica vicepresidente Fifa) per comprare alcuni voti dei delegati della Concacaf utili alla sua elezione a presidente a capo della Fifa al posto di Blatter. Che non la prese benissimo e istituì una commissione che giudicò colpevole in via preliminare Hammam, costretto poi a ritirarsi dalla corsa presidenziale e poi espulso dall’organizzazione. In un’audizione sul caso, venne fuori il nome del gruppo Dallah Al Baraka, dal quale sarebbero transitati nel 2008 2 milioni di dollari usati da Hammam per comprare voti.

Nulla di male, certo, se si tratta solo di un semplice transito. Però le coincidenze sono sempre un po’ strane, se pensiamo che di recente una controllata del Dallah Al Bakara, la Ise, è finita nell’occhio del ciclone in Brasile. Secondo una serie di documenti che oseremmo definire molto scottanti, il sito Estadão ovvero il sito di lo Estado do São Paulo uno dei più autorevoli quotidiani in Brasile, ha pubblicato un’inchiesta firmata da Jamil Chade, che spiega come la Federcalcio brasiliana, la Cbf, abbia ceduto l’organizzazione di una serie di amichevole alla Ise: un accordo che prevede anche la scelta dei giocatori da convocare nella Seleção brasiliana.

Non solo nazionale brasiliana. A voler essere pignoli, i contatti tra la Dallah, la Fifa e il Brasile non finiscono qui. Perché il gruppo possiede anche la Bonus Sports Marketing, società legata a Sandro Rosell, nient’altro che il presidente del Barcellona all’epoca dell’arrivo del brasiliano Neymar in blaugrana. Per non parlare del fatto che Saleh Abdullah Kamel ha di fatto posseduto i diritti tv della Coppa del mondo proprio fino al 2014 per il Medioriente

L’accordo voluto da Teixeira

Ma torniamo all’accordo con la Cbf. Inizialmente, il contratto firmato nel 2006 prevedeva che la Ise, una società che ha sede nel paradiso fiscale delle Isole Cayman, organizzasse una serie di amichevoli per il Brasile, in cambio di un compenso stabilito. Il contratto lo firma per conto della Cbf il suo numero uno, Ricardo Teixeira. E qui, i punti di contatto tra il gruppo Dallah Al Baraka e la Fifa si fanno più stringenti. Perché Teixeira ha fatto parte anche del Comitato Esecutivo della confederazione mondiale, oltre che essere stato al centro di numerose decisioni importanti da capo della Federcalcio brasiliana. Diventatone capo nel 1989, è stato appoggiato da João Havelange, all’epoca capo della Fifa e padre di Lucia, moglie di Teixeira. Nel 1994 è ancora al suo posto quando la nazionale verdeoro vince il Mondiale. Qualche mese prima, al sorteggio Mondiale di Las Vegas, Havelange aveva escluso Pelè dall’evento, dopo che O Rei aveva accusato Teixeira di corruzione. Non fu l’unico a farlo. Al centro di molte polemiche è finito il contratto firmato con la Nike, nel tentativo di slegare la Cbf dalla dipendenza economica dai fondi governativi. O come quando, assieme al suocero, è stato al centro di uno scandalo legato a tangenti prese in Svizzera dalla Isl, società di marketing legata alla Fifa.

Prima di lasciare la Cbf nel 2012, Teixeira si è preoccupato di allungare il contratto con la Ise. Arrivando alla modalità spiegata nell’inchiesta di Estadão. Secondo i documenti segreti del contratto stipulato con la Federazione, questa deve impegnarsi a far convocare sempre per le amichevoli i giocatori del “Time A”, cioè quelli di primo livello. E la lista deve essere consegnata all’Ise almeno 15 giorni prima della partita. Una vera e propria imposizione, che di fatto permette all’Ise di decidere chi può vestire la maglia verdeoro e chi no: in caso di esclusione dalla lista di un giocatore, chi lo sostituisce deve avere però il suo stesso valire commerciale. Non da ultimo, Ise si occuperà della preparazione della nazionale brasiliana per i prossimi due mondiali, il secondo dei quali si giocherà in Qatar. Il primo in un Paese arabo nella storia cosa che quindi getta sull’intera vicenda un’ombra maggiormente inquietante