Con il termine di Fair Play Finanziario (FFP) si intende quell’insieme di regole e criteri di monitoraggio che la Uefa ha elaborato, con l’obiettivo di migliorare la capacità economica e finanziaria dei club attraverso una disciplina nella gestione dei bilanci, incoraggiandole ad operare su entrate proprie. Il FFP è la naturale evoluzione del sistema di Licenze Uefa introdotto nel 2003/04 con lo scopo di cominciare a limitare l’accesso alle competizioni Uefa ai club poco solidi dal punto di vista finanziario.
L’insieme delle norme
L’insieme delle norme del FFP, elaborato nel corso del primo decennio degli anni duemila, è stato approvato dal governo del calcio europeo nel 2010, entrando in vigore l’anno successivo. A partire dalla stagione 2010/11, tutti i club europei che si qualificano ad una competizione continentale (Champions League ed Europa League) devono in automatico dimostrare alla Uefa di avere i conti in regola. Il che significa rispettare per prima cosa tre parametri: continuità aziendale, equilibrio tra costi e ricavi a azzeramento di debiti verso altri club, giocatori o autorità sociali e fiscali. In particolare, la break even rule è stata introdotta a partire dalla scorsa stagione e prevede un concetto: i club non possono spendere più di quanto guadagnano.
Per monitorare i bilanci delle squadre europee, la Uefa ha istituito una task force di ispettori riuniti nell’Organo di Controllo Finanziario dei Club (CFCB). Sta a loro verificare il rispetto delle norme generale del FFP secondo i parametri temporali stabiliti dalla Uefa, che ha previsto un primo blocco che dura fino al 2017 e suddiviso in due cicli di 2 e 3 anni.
Stagioni di monitoraggio
Il primo ciclo riguarda le stagioni 2013/14 e 2014/15. In questo biennio, i club non possono sforare il limite di perdite di 45 milioni di euro (con un margine di tolleranza di 5 milioni in più). Il secondo ciclo riguarda invece le tre stagioni successive e prevede un limite di perdite massimo di 30 milioni di euro (compresi i 5 milioni di tolleranza).
Perdite accettabili
Tale limite è regolato dall’articolo 61 dello statuto Uefa e denominato “Deviazione accettabile”, che prevede che le perdite sono consentite solo se coperte mediante apporto di capitale da parte degli azionisti. Altrimenti, il limite consentito per ogni ciclo si abbassa a 5 milioni.
Sanzioni previste
In caso di mancato rispetto di regole e limiti, è compito del CFCB adottare le sanzioni, che variano a seconda dell’infrazione commessa. I provvedimenti possono essere riuniti in 4 grandi punti: 1) Avvisi; 2) Multe; 3) Penalizzazioni di punti, trattenuta di una percentuale dei premi Uefa, divieto di iscrizione di giocatori nelle liste Uefa, riduzione delle liste Uefa (meno di 25 giocatori); 4) Squalifica della competizione in corso, esclusione da future competizioni.
Primi club colpiti e accordi transattivi
Le prime sanzioni da parte di Nyon sono arrivate in realtà prima della stagione 2013/14, nell’ambito del rispetto della Licenza Uefa. Molti club si sono ritrovati con debiti scaduti o con stipendi arretrati di diversi mesi. Per questo Besiktas, Malaga, Hajduk Spalato, Osijek, Rapid Bucarest, Dinamo Bucarest e Partizan Belgrado si sono ritrovate escluse dalle competizioni europee per un anno (tranne il Besiktas, per due).
Nel maggio 2014, invece, sono arrivate le prime sanzioni per il FFP. Ma più che parlare di punizioni, è corretto definirli accordi transattivi, perché le sanzioni sono revocabili in caso di presentazione di un piano di rientro dal deficit, che verrà esaminato dal panel Uefa.
Le due società maggiormente sanzionate sono state il Paris Saint Germain e il Manchester City. La Uefa ha ritenuto gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni di aziende legate ai proprietari dei club non in linea con le norme del FFP. Nei casi dell’Ente nazionale del turismo del Qatar (Psg) e di Etihad (Manchester City) gli ispettori hanno indagato, adeguando i risultati della valutazione di bilancio in base alle entrate per sponsorizzazioni, scegliendo un livello appropriato (“valore equo”) a seconda dei prezzi di mercato. E la valutazione fatta ha fatto sì che il deficit delle due squadre salisse oltre il limite stabilito di 45 milioni.
Sanzioni articolate in 4 punti. Uno: multa da 60 milioni di euro. Due: tetto salariale per la prossima stagione bloccato al livello di quello attuale. Tre: lista di giocatori per la Champions League ristretta da 25 a 21 elementi. Quattro: limitazioni su mercato e bonus per tesserati. Altre sanzioni sono state inflitte ad altri 7 club: Galatasaray (multa di 200mila euro), Rubin Kazan (multa di 6 milioni, rosa ridotta a 21 giocatori per le competizioni Uefa), Zenit (multa di 12 milioni, limiti alla lista Uefa), Trabzonspor (multa di 200mila euro), Anzhi (multa di 2 milioni, lista Uefa con un massimo di 21 giocatori), Levski Sofia (multa di 200mila euro) e Bursaspor (multa di 200mila).
Non solo sanzioni: il FFP come incentivo all’autosufficienza economica
«Le società calcistiche necessitano di un ambiente migliore, dove gli investimenti sul futuro sono premiati meglio e vi sia una maggiore credibilità nel lungo periodo», spiega il sito della Uefa nel presentare il FFP. Che non si configura quindi solo come insieme di regole e sanzioni. L’obiettivo finale è quello di fare sì che i club raggiungano l’autosufficienza economica, senza raggiri. E favorendo la concorrenza tra club grandi e medio-piccoli. Per questo, le spese sostenute dai club per raggiungere l’autosufficienza, come quelle per settori giovanili e stadi di proprietà, non vengono considerate punibili dalla Uefa. In questo modo, spiega la Uefa, «la valutazione dei bilanci ha una struttura meno restrittiva verso le piccole e medie società. Con il tempo, più club piccoli e medi avranno le potenzialità per crescere».
Alessandro Oliva